In questa sezione è possibile trovare le domande più frequenti che i nostri clienti ci sottopongono in relazione alla manutenzione, all’assistenza su caldaie e climatizzatori ma anche sulle buone norme per avere degli impianti sempre perfettamente funzionanti. Eccone alcune:
La manutenzione ordinaria consiste in una serie di operazioni, segnalate nel manuale d’uso della caldaia, obbligatorie per adempire agli obblighi della legge e garantire l’efficienza energetica, il rispetto dell’ambiente, la sicurezza e l’affidabilità dell’impianto. Deve essere per forza realizzata e certificata da un tecnico abilitato e consiste in una serie di scrupolosi controlli, regolazioni e sostituzione di parti danneggiate. Durante la manutenzione ordinaria viene anche eseguita la famosa prova di combustione della caldaia (altrimenti detta, analisi dei fumi)
La manutenzione straordinaria invece racchiude gli interventi a seguito di un guasto o di un malfunzionamento che servono per ripristinare il corretto funzionamento della caldaia.
In ambito residenziale, il responsabile della manutenzione della caldaia è il proprietario dell’immobile o il suo inquilino. Nel caso di impianto termico centralizzato, invece, è responsabile l’amministratore del condominio o una persona da lui ufficialmente incaricata. Spetta a questi individuare il tecnico di fiducia al quale affidare le operazioni di manutenzione ordinaria o straordinaria.
La risposta a questa domanda è assolutamente negativa! Qualsiasi lavoro di riparazione e manutenzione deve essere eseguito da personale qualificato e soprattutto autorizzato: infatti occorre essere iscritti alla camera di commercio e avere l’abilitazione secondo la leggi 46/90 alle voci acqua, luce e gas.
Se si possiede un impianto domestico con potenza inferiore ai 35 Kw è necessario richiedere l’analisi una volta ogni due anni. Per le caldaie con potenza compresa tra i 35 Kw e 116 Kw alimentate a gas, l’analisi va effettuata una volta l’anno. Ogni due anni per gli impianti con potenza compresa tra i 35 Kw e 350 Kw o superiore ai 350 Kw.
E’ opportuno ricordarsi di controllare la pressione del proprio impianto ogni 2-3 mesi nel periodo estivo, più frequentemente, ogni mese, durante la stagione invernale. Il manometro della caldaia dovrebbe essere regolato tra 1-1,2 bar (e non superare 1.5 bar). Se la pressione scende al di sotto di questo valore è necessario ripristinarla. Questa operazione può essere eseguita tranquillamente dal proprietario della caldaia, facendosi guidare dalle istruzioni contenute nel libretto. Se il ripristino si rende necessario più frequentemente dei tempi indicati, è il caso di contattare il centro assistenza tecnica di fiducia per concordare un controllo della caldaia.
Se la caldaia non si attiva la prima cosa da fare è un controllo del livello di pressione dell’acqua che deve essere compreso tra 1 e 1.2 Bar (e non superare 1.5 Bar); successivamente è indicato verificare che le pile del termostato siano cariche. Se il problema ancora non è risolto, è possibile controllare l’effettiva apertura del rubinetto del gas e, infine, che l’interruttore della caldaia sia posizionato su “ON”.
Se tutte queste operazioni non dovessero portare all’accensione della caldaia, allora è il caso di chiamare un tecnico specializzato per delle verifiche più approfondite.
In primo luogo è bene verificare che non ci siano perdite dai termosifoni in casa. Se non individuate problemi, procedete ricaricando la caldaia tramite l’apposito rubinetto di carico raggiungendo una pressione compresa tra 1 e 1.2 Bar (l’importante è che non superi mai 1.5 Bar) e chiudete il rubinetto. Se tutto sembra tornato alla normalità tenete sotto controllo la pressione per qualche giorno. In caso di altre anomalie, allora è il caso di chiamare un tecnico specializzato per delle verifiche più approfondite.
Eseguire la manutenzione programmata della caldaia permette di evitare sprechi e di risparmiare sulla bolletta del gas. Inoltre, un controllo periodico consente di verificare l’efficienza della vostra caldaia permettendovi di evitare spiacevoli inconvenienti durante i mesi più freddi dell’anno.
E’ altamente probabile che si tratti di un problema dovuto all’accumulo di calcare. Sarà necessario sostituire i sali di decalcificazione nella caldaia: per farlo, segui le istruzioni presenti sul manuale del dispositivo.
Per gli interventi di manutenzione e riparazione delle caldaie l’aliquota IVA prevista è al 10%.
L’Agenzia delle Entrate chiarisce ogni dubbio tramite un recente documento, specificando che ai sensi dell’articolo 7, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n. 488, “le prestazioni aventi per oggetto interventi di recupero del patrimonio edilizio di cui all’articolo 31, primo comma, lettere a), b), c) e d), della legge 5 agosto 1978, n. 457, realizzati su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata” sono soggette all’imposta sul valore aggiunto con l’aliquota del 10 per cento.
Il valore corretto della pressione della caldaia è compresa tra 1 e 1.2 bar con i caloriferi a temperatura ambiente. Dunque, se si nota un incremento di questi valori nella maggior parte dei casi sarà sufficiente aprire la valvola di sfogo situata sul fondo della caldaia: in questo modo riuscirete a liberare il circuito idraulico della caldaia dell’acqua in eccesso, che incrementa la pressione.
Un’altra azione da provare a fare in autonomia per abbassare la pressione della caldaia è quella di sfiatare i termosifoni.
Se a seguito di questi semplici interventi la pressione non ritorna nei valori normali, è il momento di chiamare un tecnico che si occuperà di individuare e riparare il probabile guasto.
Sfiatare i termosifoni è un’operazione davvero molto semplice consigliata almeno una volta anno per una corretta manutenzione di tutto l’impianto di riscaldamento, anche se apparentemente non segnala alcun malfunzionamento. La creazione di bolle d’aria infatti può influire negativamente sull’efficacia termica dei radiatori, che rimarranno più freddi del dovuto, aumentando i consumi della caldaia.
Dopo essersi muniti di una bacinella e assicurati che la manopola del calorifero sia completamente aperta, è necessario individuare la valvola di sfiato (di norma posizionata nella parte alta del termosifone) e allentarla. A questo punto, cominceranno ad uscire delle gocce d’acqua e dell’aria. Quando il getto diventerà costante questo è il segnale che la bolla d’aria si è esaurita e sarà possibile riportare la valvola a chiusura.
Ripetere l’operazione per ogni calorifero presente in casa.
La normativa nazionale fissa a 20 gradi (con due gradi di tolleranza), la temperatura che non dovrebbe essere superata nelle case, negli uffici, nelle scuole e in tutti gli altri edifici. L’unica eccezione è rappresentata dagli ambienti in cui si svolgono attività industriali e artigianali, per i quali il limite è inferiore e fissato a 18 gradi. Questi sono infatti i valori di temperatura considerati ottimali, in inverno, per assicurare il dovuto “comfort climatico” ed evitare l’abuso dei riscaldamenti che, oltre ad inquinare le città, è spesso causa di malanni di stagione.
Oltre alla manutenzione programmata, è importante svolgere regolarmente anche la pulizia annuale che permette di mantenere la caldaia efficiente e prevenire i guasti. È bene precisare che, al contrario della manutenzione programmata finalizzata all’aggiornamento del Libretto Unico obbligatoria, la frequenza della pulizia della caldaia non è indicata dalla legge.
Quando non si effettua la revisione della caldaia, oltre a mettere in pericolo gli abitanti della casa, si rischia di andare incontro a sanzioni che vanno da 50 € fino a un massimo di 600 € in caso di mancanza del libretto di impianto. L’ente incaricato di effettuare i controlli a campione è la Regione.
Per garantire un efficiente funzionamento del condizionatore, anche le sue parti esterne non vanno mai trascurate e va seguita una scrupolosa pulizia. Smog, polvere, fogliame e quant’altro potrebbero sedimentarsi infatti deviando i flussi d’aria in altre parte del condizionatore. Per la pulizia delle parti esterne è buona abitudine rivolgersi a personale qualificato.
Le operazioni di pulizia ordinaria del filtro del condizionatori sono piuttosto semplici e possono anche essere effettuate in autonomia. La frequenza dipende dalla frequenza di utilizzo e della percentuale di smog e polvere presente nell’aria. Per un uso saltuario, potrebbe essere sufficiente la pulizia iniziale, che viene cioè eseguita prima di accendere il sistema dopo tanti mesi di inutilizzo (prima dell’estate). E’ buona abitudine comunque smontare e controllare i filtri ogni tanto, per poter stabilire il grado di intasamento.
Con ogni probabilità il condizionatore è rimasto a corto di gas refrigerante. Infatti livelli di gas inferiore rispetto ai parametri previsti dall’azienda produttrice determinano un calo delle prestazioni del condizionatore.
Occorre effettuare dunque con una ricarica di gas: il tecnico abilitato di fiducia individuerà il tipo di gas compatibile e userà uno strumento specifico che permette il rabbocco del gas senza danneggiare altre parti della macchina. Tuttavia, ricaricare il gas refrigerante non serve a nulla se non si individua la causa della perdita di gas. Un tecnico esperto procederà anche con questa ricerca e saprà trovare certamente una soluzione per riportare alla piena l’efficienza il condizionatore.
Altre cause del mancato raffreddamento potrebbero trovarsi in una cattiva ventilazione causata dalla mancata pulizia dei filtri (in questo caso basterà procedere con la pulizia) oppure in un intasamento dell’unità esterna: se la griglia è sporca, il calore non può essere smaltito e di conseguenza l’elettrodomestico smette di funzionare.
In questi casi, la prima cosa da fare è assicurarsi che non sia scattato l’interruttore automatico e che il fusibile non si sia bruciato. Una volta accertato ciò controllare che il cavo di alimentazione sia correttamente collegato alla presa di corrente, verificare che le pile del telecomando siano cariche e che il timer abbia una corretta impostazione. Se tutta questa serie di azioni non porta alla risoluzione del problema, allora è il caso di richiedere l’intervento di un tecnico specializzato.
In modalità riscaldamento, la funzione di sbrinamento del climatizzatore rimuove il ghiaccio che si trasforma in acqua o vapore. Dunque è assolutamente normale notare una piccola perdita d’acqua. Un problema potrebbe essersi verificato invece se la quantità di acqua che fuoriesce diventa importante. E’ il caso di richiedere l’intervento di un tecnico specializzato.
Solo un sistema sottoposto a scarsa manutenzione o usato in maniera inadeguata può provocare malattie. Al contrario, un sistema di climatizzazione correttamente tenuto aiuta a rendere l’ambiente più sano e vivibile. Infatti, grazie alla sua azione di controllo dei livelli di umidità, la proliferazione di acari e muffe è sensibilmente ridotta. Inoltre la ventilazione integrata in molti modelli permette l’apporto continuo di aria esterna, prevenendo la cosiddetta “sindrome dell’edificio malato”.
Un capitolo a parte merita la scelta del tipo di dispositivo e il suo posizionamento. Questo compito compete al tecnico installatore: una capacità ridotta non sarà in grado di raggiungere la temperatura desiderata, un sistema troppo “potente” o mal posizionato invece faciliterà la formazione di correnti d’aria che potrebbero causare l’insorgere di malattie da raffreddamento.
In caso di smarrimento della cartolina di garanzia della vostra caldaia o condizionatore potete usare come documento sostitutivo il documento di acquisto del prodotto (scontrino fiscale, fattura o documento equipollente) in cui siano esplicitati data e luogo di acquisto o data di emissione di “dichiarazione di conformità”.
L’unità esterna ha il compito di disperdere il calore accumulato all’interno quindi, per quanto possibile, andrebbe installata in un luogo al riparo del sole. La posizione ideale è in genere sotto gronda nel lato nord o est dell’abitazione. In ogni caso si tratta di semplici indicazioni per ottimizzare l’efficienza della macchina. Un buon climatizzatore è comunque progettato per operare in qualsiasi situazione.
L’installazione di un impianto canalizzato comporta meno tubazioni “a vista” dunque una resa estetica più alta dato che gli unici elementi a vista saranno le bocchette di aerazione. E’ la scelta più indicata quando si tratta di dover climatizzare uffici o spazi comuni perché permettono di impostare un’unica temperatura, evitando così sprechi e assicurando un adeguato comfort climatico.
L’impianto split invece permette una maggiore personalizzazione delle impostazioni in ogni stanza, consentendo così ai suoi abitanti di regolare le impostazioni secondo le loro preferenze.
La massima lunghezza dei tubi tra unità interna ed esterna generalmente non supera i 10 metri.
PRO.COM è centro assistenza autorizzato DAIKIN, HISENSE, KELON, WINTAIR. Per avere l’intervento di un tecnico in garanzia dovete necessariamente utilizzare i contatti indicati nel libretto di garanzia del prodotto. Saranno poi queste aziende ad incaricarci di effettuare l’intervento.
La garanzia ha validità di 24 mesi (a meno di ulteriori estensioni) qualora il proprietario della caldaia o condizionatore li utilizzi per fini estranei alla propria attività imprenditoriale, commerciale e professionale. Al contrario, la garanzia ha validità di 12 mesi qualora l’acquirente acquisti il bene per fini inerenti alla propria attività.
Per verificare che l’intervento di un tecnico di PRO.COM sia in garanzia, bisogna controllare tra le condizioni di garanzia allegate alla cartolina del prodotto. Qualora l’intervento necessario rientri nell’elenco, allora sarebbe completamente gratuito. In caso di installazione non a norma, di manomissione, di cattivo utilizzo o di danni causati da eventi atmosferici il problema non è riconosciuto nella garanzia.